26 milioni per 400 italiani
L' ipotesi di truffa della Gtl e il fallimento di GForex a Milano La denuncia alla Procura L' ex socio di Riaz, di Fonzo, avrebbe presentato una denuncia alla Procura di Milano
MILANO - Digitando sul motore di ricerca Google «Mahmood Riaz Haji
Barkat Ali» si scopre poco o nulla su chi sia: di origini pachistane,
attivo nei servizi finanziari, a una lettura affrettata Riaz potrebbe
apparire addirittura come una sorta di filantropo. Per le fonti dell'
era moderna, come LinkedIn, pochi mesi fa ha fondato la FarmAll
Technology che punta all' agricoltura biologica per combattere, meglio
sarebbe dire speculare, sulla scarsità di cibo. Sul social network Riaz
gode anche di 8 «raccomandazioni». Non tante, è vero, ma comunque più
degli avvisi di stare alla larga, rimasti a quota zero. Solo
frugando con maggiore tenacia emerge qualche indizio sospetto: la sua
Gtl Trading con sede a Dubai nella Galleria Hyatt regency, come richiede
la rappresentanza del miglior truffatore non ha l' autorizzazione a
fare il broker negli Usa. E una mano anonima su uno sperduto blog lo ha
battezzato il «Madoff arabo». Insomma, se anche oggi un risparmiatore
dovesse usare il web per cercare notizie sulla credibilità di Riaz
potrebbe anche trarne le conclusioni sbagliate affidando i propri
risparmi a un uomo che, nella migliore delle ipotesi, è il protagonista
di un crac da 26 milioni di euro, tutti appartenenti a 400 creditori
italiani. La vicenda scoperta dal Corriere è complessa e non è
facile seguire il tragitto di questi soldi partiti dall' Italia
attraverso la società di Claudio di Fonzo, - la Gforex, nel frattempo in
liquidazione - transitati in Svizzera, passati a Dubai nella Gtl
Trading e scomparsi in un bunker inaccessibile delle Virgin Islands. Di
certo c' è solo che non sono tornati indietro e che difficilmente lo
faranno in futuro. L' incubo inizia una sera dello scorso maggio con
un' e-mail di di Fonzo ai clienti della GForex per metterli al corrente
«dell' improvviso e grave inadempimento della controparte di riferimento
Global Tradewaves Ltd», la Gtl. Ma chi è di Fonzo? Sul suo curriculum
non c' è nulla di particolare: marketing specialist alla Popolare di
Lodi, poi analista all' Eni e infine a Enidata. Nel 2007-2008 il
consulente decide di fare il salto e diventare "padroncino" con la
GForex. Parallelamente, almeno in termini temporali, nasce a Dubai la
Gtl che, grazie a un fantomatico algoritmo, permetterebbe di raccogliere
tutte le quotazioni sui cambi da diverse piattaforme e banche,
incrociandole. Insomma Riaz promette dei veloci e «proficui» arbitraggi
giorno per giorno comprando e rivendendo le stesse monete su mercati
diversi. E il 18 febbraio 2008 la GForex firma un accordo con la Gtl
affidandogli anche i soldi dei propri clienti. Peraltro i due nel 2010
diventano soci d' affari nella Equis S.à r.l per investire insieme dal
Lussemburgo. Qui c' è il primo mistero: di Fonzo scrive nero su
bianco che i soldi sono stati affidati anche ad «altre controparti». Ma
con la chiusura dell' accesso della Gtl non ha nulla da dare indietro ai
propri clienti. Tanto che il 9 giugno, dopo aver tentato inutilmente di
mediare con il pachistano e dopo averlo denunciato alla Procura di
Milano, di Fonzo e gli altri due azionisti minori della GForex sono
costretti a sciogliere la società (il 2010 si chiude con 17,7 milioni di
perdita) nominando Francesco Vittorio Cavallucci quale liquidatore. Lo
stesso collegio sottolinea i dubbi sulla concentrazione del denaro in
un' unica società. Il tribunale ha affidato il dossier al curatore
fallimentare Giorgio Zanetti. Nel frattempo fonti locali riferiscono
di un Riaz che non solo non si presenta al giudice di Dubai ma circola
libero lavorando alle nuove società sul cui scopo reale restano pochi
dubbi. È possibile che la vicenda dei 400 italiani sia solo una fetta
della torta gestita dalla Gtl: Riaz aveva altri clienti in altri Paesi
e, sempre sul suo profilo su LinkedIn, compare anche una Gtl Tradeup
australiana, peraltro attiva solo dal febbraio 2011, giusto un mese
prima della chiusura dei rubinetti della Gtl di Dubai per «transitorie
difficoltà finanziarie» come raccontato a di Fonzo dallo stesso
pachistano. Insomma, sommando diverse truffe il conto potrebbe essere
ben più altro dei 26 milioni solo italiani. Difficile capire quale possa
essere la verità a questo punto, anche perché le indagini sono ancora
all' inizio e il liquidatore sta raccogliendo le insinuazioni al passivo
(c' è tempo fino a giovedì prossimo). Ma il trend fa pensare male: i
rendimenti erano partiti subito con un +14%. Anche il 2009 e il 2010
erano stati proficui per i clienti. Poi, nel marzo scorso, i soldi erano
svaniti. Ce n' è abbastanza per ipotizzare uno schema Ponzi. Il
sito web di Gtl nel frattempo si scherma dietro un «lavori in corso». I
400 italiani con un investimento medio di 65 mila euro hanno scelto la
strada della discrezione, confrontandosi su forum privati sul web, una
scelta che di certo avvantaggia Riaz. La speranza è sempre l' ultima a
morire. Ma con la crisi, purtroppo, i Madoff che vendono l' illusione di
guadagni facili a due cifre sono solo destinati a moltiplicarsi.
Massimo Sideri msideri@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA
**** Chi è Mahmood Riaz (foto) è un pachistano che opera e lavora
a Dubai: la sua Gtl Trading, una piattaforma per speculare sulle
differenze tra i tassi di cambio, ha bloccato a marzo 26 milioni della
GForex, società del suo ex socio italiano, Claudio di Fonzo, che
lavorava a nome di 400 risparmiatori italiani
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