domenica 5 agosto 2012


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Gforex, si pensa alla class action

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In 400 hanno perso 26 milioni. Pensano di agire contro chi ha autorizzato l'operatore.
Circa 26 milioni di euro spariti nel nulla e 400 investitori italiani truffati, per una cifra che supera in media i 60mila euro a testa. Sono questi i numeri del crack della Gforex, società specializzata nell’intermediazione sui cambi, protagonista dell’ennesimo episodio di risparmio tradito. E’ una vicenda intricata, quella di Gforex  su cui non si riesce ancora  fare chiarezza, a oltre un anno di distanza dal fallimento della società.
DA MILANO A DUBAI. Né la magistratura, che sta indagando, né le stesse vittime del raggiro sono state infatti capaci  (almeno per adesso) di venire a capo dei complessi passaggi di denaro incanalatisi su diverse piste internazionali: da Milano alla Svizzera fino agli Emirati Arabi, per finire nelle tasche di Mahmood Riaz, uno strano personaggio di origine  pakistana che vive e lavora a Dubai. E’ proprio a Riaz e alla sua Gtl trading (una piattaforma per la negoziazione delle valute) che la Gforex  ha affidato negli anni scorsi il compito di eseguire le operazioni per conto dei propri clienti, i cui soldi venivano raccolti tramite una rete di promotori finanziari e poi investiti  in diverse gestioni sul mercato dei cambi (il Forex), con differenti profili di rischio. Lo scorso anno, però, in questo complesso meccanismo qualcosa si è inceppato: nel maggio del 2011, infatti la Gforex ha fatto sapere all’improvviso a tutti i clienti che i loro soldi  erano bloccati,  per problemi  con la controparte di Dubai, cioè la Gtl di Riaz, che aveva inibito l’accesso alla  propria piattaforma, senza però restituire un euro delle somme ricevute in gestione  dall’Italia.
L’INIZIO DEL CALVARIO. Da lì in poi, per 400 risparmiatori è iniziato un vero e proprio  calvario: in pochi mesi, Gforex è stata costretta a portare i libri in tribunale e a dichiarare fallimento mentre il fondatore della società, Claudio Di Fonzo (un manager con alle spalle qualche breve esperienza nella consulenza, presso Webegg,  e come addetto al marketing alla Popolare di Lodi) si è subito dichiarato vittima anche lui di un  raggiro. Le responsabilità del crack,  a detta Di Fonzo, sarebbero infatti tutte da imputare a Riaz che, tra l’altro, oggi continua a operare indisturbato a Dubai, con attività imprenditoriali abbastanza variegate,  che spaziano dalla finanza all’agricoltura. I clienti di Gforex, però, non sono affatto intenzionati a mollare la presa: rivogliono indietro i soldi anche se le loro speranze di affievoliscono ogni giorno che passa. Dopo essersi insinuati al passivo fallimentare della società e aver presentato diverse denunce alla procura di Milano,  ora i 400 risparmiatori finiti nella rete di Riaz chiedono  risposte concrete: «Dalla magistratura non abbiamo più avuto notizie», dice un cliente della società che risiede in provincia di Agrigento, «e non sappiamo a che punto si trovi l’eventuale rogatoria internazionale avviata per chiedere il conto a Riaz».
AFFARI IN LUSSEMBURGO. Tuttavia, i 400 risparmiatori traditi esigono  risposte anche da Di Fonzo che dice di essere stato raggirato  dal titolare della Gtl Trading,  pur essendo stato suo partner in affari.
Nel 2010, infatti, Di Fonzo  ha fondato assieme allo stesso Riaz  una società a responsabilità limitata in Lussemburgo: la Equis Sarl, che ha come oggetto sociale l’acquisizione di partecipazioni tramite fondi comuni di investimento specializzati.
Inoltre, dopo aver scritto anche al ministero degli esteri e a diversi parlamentari, adesso i clienti della Gforex non escludono neppure  di avviare una class action (un’azione giudiziaria collettiva) contro le autorità di vigilanza, che non avrebbero controllato adeguatamente le attività di Di Fonzo e soci. Gforex era infatti un intermediario regolarmente autorizzato dalla Banca d’Italia  a operare nella negoziazione delle valute.

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